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Lounge bar

Nevrosi, piano e white russian in scena il 24 e 25 maggio 2013 al Caffè Letterario a Roma

“Benvenuti al lounge bar da Mario. Sì lo so che chiamare “da Mario” un lounge bar non sembra appropriato. Di solito i lounge bar hanno nomi stranieri, esotici, fashion, che fanno pensare a cocktail tropicali e tartine al caviale. Dire andiamo da Mario invece fa pensare alla coda alla vaccinara annaffiata al massimo da un bicchiere di vino di Velletri. Una contraddizione aggravata dal fatto che Mario, è proprio un tipo qualunque. Ma a noi piacciono i tipi qualunque. E anche le contraddizioni.

La stessa idea di lounge bar, se ci pensate, è una contraddizione. E sì perché lounge viene da divano, to lounge vuol dire oziare, perdere tempo, rilassarsi. Il bar invece è il posto dove si va a mangiare o bere qualcosa in piedi. In fretta, il caffè per dire, te lo fanno espresso. Hai pranzato? No, non ho avuto tempo, ho preso un tramezzino al bar. Però il bar qualche volta ha i tavolini, i ragazzi si vedono al bar. Si incontra gente al bar. O magari si parla con un estraneo, del tempo, di calcio, di politica. Di sé stessi. Fino a qualche tempo fa c’erano solo due luoghi dove si poteva parlare di se stessi con gli estranei: lo scompartimento di un treno e il bar. Ma da qualche anno i treni hanno cominciato a farli senza scompartimenti. E poi la gente che viaggia usa sempre di più le cuffiette o gli auricolari del telefonino: due diminutivi micidiali per Mario, che l’unica cosa che è disposto a infilarsi nelle orecchie sono i cotton fioc. Sì perché Mario è un tipo un po’ all’antica, uno che la sera ha voglia di restare unplugged, anche se non sa che vuol dire, che ha voglia di bere qualcosa, di ascoltare un po’ di buona musica e magari di scambiare quattro chiacchiere con un estraneo.

Per questo abbiamo voluto dedicargli il nostro lounge bar”.

Tra il serio e il faceto, due attori/avventori interpretano monologhi su temi esistenziali, accompagnati da musica dal vivo.